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      Questi erano già infino da quel primo passaggio meglio di quattrocento; ed aggiugnevansi loro molti abitanti della riviera genovese, tratti dalla fiducia di miglior ventura. Paravasi allora innanzi agli occhi del viceré e degli abitanti della capitale uno spettacolo assai gradevole nello scendere de' novelli coloni sul lido. Uomini di fiorita gioventù o di robusta salute; corporatura da faticanti; bell'aria di volto e forme aggraziate nelle femmine; palesi i segni di lieta fecondità [1656] ; abbondanti provvigioni di vestimenta e masserizie; arredi per la pescagione e stromenti per la coltura delle terre. Talché di leggieri si conosceva non esser eglino profughi dalla terra patria, cacciatine dall'ozio o dalla miseria; ma spinti dall'industria a ricercare positura tranquilla lungi dall'abitazione de' barbari. Faceasi tosto loro da ogni ordine di persone giuliva accoglienza. Il pio arcivescovo Falletti li presentava di un donativo. Il viceré facea distribuire ad essi le tele delle antiche trabacche della guerra di Sicilia; acciò giungendo nella loro isola, ne tendessero padiglioni per istarvi sotto al coperto, nel mentre che si andava a compiere la fabbrica delle abitazioni. Il novello duca, cui si deve non la laude sola di cittadino zelante, ma quella eziandio di signore largo e magnifico, provvedea abbondevolmente al sostentamento de' coloni; e sopravanzando volonteroso i suoi obblighi era tutto in procacciare che nissuna cosa mancasse al loro bisogno. Il re infine sopra alle altre sue beneficenze, lasciava a quegli abitanti una speciale memoria della sua protezione, co' doni de' quali arricchiva la chiesa parrocchiale del luogo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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