Tante testimonianze date dal marchese di Rivarolo di vivace zelo e di buon giudizio nel reggimento della Sardegna, in un tempo in cui per la prolungata conclusione della pace fra i principali potentati europei [1664 ] e pel ritorno nella Corsica di Teodoro di Neuhoff, proclamatovi re, era anche necessario lo stare in sentore e provveduto a curare i negozi esterni del regno, meritano certamente che la memoria di questo viceré resti venerata fra i Sardi: poiché dopo il governo del duca di S. Giovanni [1665 ] nel solo marchese di Rivarolo si vide congiunta alle altre virtù che rendettero commendabili molti de' nostri viceré, quell'ardente brama dell'altrui maggior bene che non si appaga di una tranquilla immobilità (chiamata talora prudenza di stato); e quella vivezza nell'operare che senza troppo confidarsi, senza troppo ritrarsi spacciasi delle difficoltà generate dalla novità delle cose, dal mal talento di chi deve indirizzarle e talvolta anche dall'inerzia di chi dee riceverle. Che se egli usò rigide maniere nel suo comando, ove ciò non sia derivato, com'è da credere, da tumidezza di spiriti, ma da saggio consiglio, ei ne merita maggior laude. E non v'ha dubbio che mostrando tanta severità nel voler esterminare la funesta e propagata genia de' malfattori, egli ben avvisò che con quegli uomini caldi ed avventati (da non creder quali se non assaggiandoli), valeva meglio lo starsi che il mettersi ai temperamenti mezzani. Laonde io penso che questo viceré debba da noi aversi in quel pregio che i migliori.
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