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      Nel mentre che il capitano Porcile giungeva nell'isola accompagnato da molti di que' Tabarchini che dimoravano liberi in Tunisi [1689] ; e che egli disponevasi a passare altra volta in Africa a conchiudervi lo scambio già concertato, pel quale il re avea tosto acconsentito alla cessione de' Tunisini dalle sue galee predati in quegli anni [1690] ; stabilivasi al viceré la fiducia di chiamare entro l'isola una novella colonia; prima numerosissima e tale che potesse riempiere poco men che la quarta parte del regno; quindi più circoscritta, ma non pertanto lieta di belle benché poscia mal capitate speranze. Era passato a Torino ed a Cagliari per trattare dello stabilimento in Sardegna di un numero grandissimo di famiglie greche della costa della Morea detta di Maina, il prete Giorgio Casara, loro deputato; il quale erasi anche recato a riconoscere le positure più adatte. Nella sua seconda gita era stato quel deputato accompagnato da Antonio Barozzi, notabile di quel luogo, cui il re, fra le altre condizioni tendenti a proteggere la novella colonia [1691] , avea fatto sperare un titolo di dignità feudale. E già erasi toccato qual cosa del conseguire dal sommo pontefice l'istituzione nell'isola di un vescovado del rito greco; allorché veniva meno tutto ad un tratto la confidenza di poter mettere in fatti quell'utile divisamento: non solo perché le grandiose profferte fatte a nome di que' Greci rispetto al numero delle famiglie andavano di giorno in giorno scemandosi; ma eziandio perché nell'inchiesta praticatasi onde venir in chiaro se que' coloni professassero pura la fede ortodossa, si conobbe che la loro credenza scostavasi in qualche articolo sostanziale dalla dottrina cattolica.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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