A ciascuno pertanto di tali inconvenienti fu mestieri apportar rimedio. E per quanto apparteneva alla diversa dipendenza delle amministrazioni in vario modo fondate, ordinavasi che in ogni luogo fossero scelti nel clero e fra le persone laiche quelli che doveano dirigerle; acciò qualunque antica pretensione si risolvesse in una maniera di governo comune ad ambe le classi di persone. Per introdurre dovunque regole certe ed uniformi, determinavansi con minuto ragguaglio le maniere dell'amministrazione; e dichiaravansi i doveri di ciascun officiale e le forme necessarie a seguirsi per lo spartimento de' frumenti, per la riscossione de' crediti, per lo rendimento esatto delle ragioni. Per guarentire poscia l'osservanza di tali leggi creavasi in ogni diocesi una giunta presieduta dai vescovi ed incaricata di reggere le amministrazioni di tutto il distretto; alla quale faceasi assistere un censore che vegliasse costantemente sull'eseguimento degli obblighi commessi per ciascun monte ai censori chiamati locali. Ed a queste giunte diocesane si fé soprastare una giunta detta generale, che sedendo nella capitale, e composta de' maggiori ministri, de' primi d'ogni stamento e di alcune altre zelanti persone, fosse in grado di tener in mano la somma delle cose; di dare dappertutto eguale impulso all'opera degli officiali subordinati; e di richiamare l'attenzione del viceré in quelle cose che abbisognavano di maggior autorità. A qual uopo facea parte di tale giunta un segretario, appellato poscia censore generale [1785] , dalla cui diligenza dovea specialmente dipendere il buon indirizzamento dell'opera.
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