Può adesso giovare ad illustrarlo vieppiù la memoria di una privata transazione. E forse è questa la prima volta che nelle narrazioni di tal natura sia stato lecito, senza disgradarne la storica gravità, il mescolare alle vicende generali d'una nazione il ricordo d'una convenzione così fatta, che a giudicarne dalla somma delle cose risolvesi in un adeguamento di famigliari ragioni; a volerne considerare le condizioni e lo scopo pareggiasi a qualunque maggior provvedimento; ed è di tanto più gloriosa al governo, di quanto si scevera da' consueti termini de' suoi atti. Avvenuta da parecchi anni avanti la morte senza prole del duca di Gandia in Ispagna don Ignazio Francesco Borgia, signore in Sardegna di molte ed estese regioni, erasi dall'avvocato del fisco, che intendea per tal motivo di farle ricadere alla corona, presentata in giudizio la dimanda acciò restassero staggite a suo pro le rendite di que' feudi. La sopraggiunta guerra col re cattolico ed il prolungamento di altre quistioni nate fra i successori del duca aveano fatto sì che la lite incominciata ne' tribunali del regno dagli stessi eredi contro al fisco fosse rimasa lunga pezza in pendente; e si stimasse perciò ad un gran valsente il frutto di quel sequestro. Allorché pertanto nel ripigliarsi la discussione in tempo più opportuno [1790] , si poté dai regi ministri riconoscere dopo una disamina più matura de' titoli che la giustizia esigeva non si desse impedimento alla successione, fu grave pensiero per coloro cui era stato commesso l'incarico di comporre con privato accordo quelle controversie, l'avvisare al come dovessero essere rendute ai legittimi padroni l'entrate riscosse in quel lungo periodo di tempo.
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