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      E sopra ogni altro pensiero stavagli fisso nel cuore il bisogno d'invigilare sull'incremento della pubblica istruzione con la diligenza stessa con cui ne avea dal principio curato la riforma. Né mancogli fra le altre compiacenze da lui gustate per tal cagione, quella grandissima di vedere in questi ultimi anni del suo ministero venire in luce un lavoro assai pregevole di un giovane letterato sardo, educato da que' novelli maestri di lettere: poiché cadeagli fra le mani il poema latino allora scritto sull'intemperie dal nostro Francesco Carboni; il quale già infin da quel tempo mostravasi nella purità della dizione, nella nobiltà e proprietà de' pensieri, e soprattutto nel ritrarre i bei modi del gran secolo, se non l'emolo di Sannazaro, di Vida e di Fracastoro, meritevole senza fallo di sedere onoratamente fra cotanto senno [1828] . Onde grandemente rallegravasi il ministro nello scorgere a manifesta pruova che s'egli avea dato la mano ad una buona coltura, buono era ancora il frutto ricoltone.
      Sarebbe qui il luogo di dar contezza di que' molti tratti di politica prudenza, i quali non poterono essere allogati nella relazione già fatta delle principali operazioni di questo regno: perché non ad un atto speciale di pubblico provvedimento si riferiscono, ma a tutta intiera l'amministrazione. Se non che il lettore ha dovuto già per se stesso avvisare che operazioni siffatte non poteano concepirsi, non condursi a perfezione, senza che nell'indirizzatore principale di que' negozi abbondasse quel consiglio che mostrasi egualmente nell'operare e nello starsi, nel concedere e nel negare.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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