A pregiare il valore di quel gran ministro sarebbe mestieri il poter produrre alla luce le copiose ed assennate sue scritture. Ivi si conoscerebbe chiaro come alla diligenza di lui non fosse mai soverchia la mole delle cose come quell'animo suo diviso a molti negozi non diventasse per ciò minore a nissuno come foss'ei spedito a cogliere per se stesso il punto mezzano negli affari li più avviluppati; e nondimeno temperato ad ascoltare le altrui consulte; e come in quelle sue giornaliere e penose fatiche, egli curasse minutamente ogni cosa; salvoché quella perdita di gloria che fassi nello spendere quasi sotterra lunghe e non sapute opere, perché in altri tempi sorga alla luce il tardo ma sicuro benefizio. Ivi si ammirerebbe soprattutto dai savi quell'unione di sapienza politica e di limpida verità che da taluni si crede non possa incontrarsi congiunta nelle carte d'un uomo di stato: poiché non mai vi si scorge lo studiato fraseggiare delle vote commendazioni o delle sterili promesse; ma vi si trova sempre conceduta piena lode anche agli uomini oscuri; ed indirizzata apertamente la riprensione e la disdetta anche ai più sublimi. Ciò nonostante se a tutti non è dato il misurare così spartitamente il merito di quest'uomo, è sufficiente per la sua gloria la notizia anche compendiosa delle sue opere. E se finora bastò ciò che da tutti è conosciuto, perché i nomi di Carlo Emanuele e del conte Bogino siano nel cuore d'ognuno di noi, gioveranno a renderne più venerevole la memoria le cose da me narrate.
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Carlo Emanuele Bogino
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