E forse qualcuno dirà che se non ebbevi ancora fra i Sardi chi non abbia risposto col sentimento della gratitudine ai benefizi di quel regno; fuvvi ancora fra essi chi imprese, il meglio che per lui si poteva, a rendere una parte del debito comune col tramandarne i titoli alla posterità.
Ed eccomi giunto al termine in cui io divisava di fermare la mia narrazione. Nel regno finora descritto, qualora non avess'io trovato il vantaggio di quella copia di memorevoli notizie che già dal principio dell'opera confortavami ad entrare sotto un peso maggiore delle mie forze; io avrei sempre goduto della buona ventura di abbattermi in tempi ne' quali il decorso di molti anni permette allo storico di poter rinfrancare il suo giudizio colla sentenza uniforme della posterità. Differente in alcuni rispetti è la condizione dello storico che avesse in debito dell'argomento il riferire i fatti de' quali è ancor verde la rimembranza: imperciocché tanto dovrebb'egli nel rammentare le cose note a lui di veduta difendersi dal pregiudizio delle proprie passioni, quanto dovrebbe nelle cose udite diffidare delle passioni altrui. Ond'è che non mai venga così difficultato allo scrittore il trarre al netto il vero, come alloraquando fassi a trattare di quello che dovrebbe meglio conoscere. Tuttavia io potrei senza tema d'andar errato progredire nell'assunto, se mi toccasse solamente di riferire come continuatosi da Vittorio Amedeo III il regno del glorioso suo padre, e col regno l'amore di lui verso i Sardi, molte pruove ne abbia egli lasciato colla diligenza impiegata acciò fruttassero le ottime istituzioni del regno preceduto, e col dono a noi fatto d'istituzioni novelle.
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Sardi Vittorio Amedeo III Sardi
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