E forse ciò gioverà alla relazione futura di tali cose: perché non potendo avvenire che l'obblio le occupi, rimarrà nella sollecitudine di chi siegue il trarle a luce con maggior copia di notizie e con miglior lena d'ingegno. E se a me è toccato l'andarmi lunga pezza ravvolgendo per tempi tenebrosi e fra memorie sparse ed imperfette; e l'espormi perciò a dare in qualche fallo nel portar sentenza delle cose, od a vedere che l'utilità delle investigazioni non rispondesse alla fatica; migliore per molte ragioni sarà l'aringo di chi racconterà ai posteri le vicende variate ed importanti dell'età nostra. Ei narrerà fra le altre cose come quell'isola per cui i nostri sovrani hanno il titolo regio, fu quella per cui l'esercizio della sovranità loro si conservò inviolato; nel mentre che l'Europa lamentava la sorte di altri principi costretti, dopo la perdita fatta del potere, a ricercare in terra straniera la venerazionedovuta alla grandezza dell'infortunio e dell'animo. Ei narrerà come i Sardi siansi gittati ai piedi del saggio e travagliato re Carlo Emanuele IV; come la nazione nostra abbia nella sua gioia obbliato l'infelicità stessa de' tempi che allora correvano, per rispondere con tutti i mezzi ch'erano in suo potere all'obbligo che in lei sola era passato di far rispettare il trono de' suoi re; come il lungo soggiorno fatto nell'isola nostra dall'amatissimo sovrano Vittorio Emanuele non altra immagine abbia mostrato che quella d'un padre, il quale regge i destini della sua riconoscente famiglia; come abbiamo noi salutato con acclamazioni di giubilo, il ritorno de' nostri re all'antica loro sede; benché dolenti del veder allonatanarsi dalle nostre terre quel monarca; e poscia la consorte sua, reggitrice savia e benevola del regno in quell'intervallo; ed infine quel principe, vicario per due volte del fratel suo; il cui governo tanto valse per noi, quanto vale una continuata serie di utili ordinamenti e di giornaliere beneficenze.
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