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      [6] Giuseppe Flavio, De bello Iudaico de antiquitatibus, contra Appionem Grammaticum, et de imperatrice ratione, canto XIX, verso 28.
      [7] I monumenti così chiamati, che in numero di più centinaia sussistono ancora pressoché intatti, costrutti sono di smisurati sassi commessi ed accozzati maestrevolmente senza alcun collegamento di calce o di cemento, ed elevantisi in foggia di torre, la quale si ristringa gradatamente in un cono. Veggonsi per lo più innalzati or nelle falde dei monti, ed ora sulla cima delle colline. Hanno un'apertura nel fondo che serve d'unico adito per entrarvi; al di dentro contengonsi or una sola, or più stanziuole oscure coperte in arco dai medesimi sassi, i quali talvolta sono di sì gran mole da formare da sé soli tutta la grossezza delle muraglie. Entro alcuni di questi noraghes, e segnatamente in quei due ch'esistono fra il villaggio di Nulvi e la chiesa detta la Madonna di Terga, trovaronsi sepolture e vie sotterranee, che metteano capo ad altro noraghe (vedi M. Madao, Dissertazioni, cit., parte I, dissertazione 1, congettura 3). Quelle singolarità che talvolta s'incontrano e che darebbero ad alcune di tali moli l'apparenza di luogo munito per la guerra, non possono altramente intendersi che giudicandole opere soprapposte in tempi diversi.
      [8] Qualche lume potrebbe trarsi per iscoprire maggiormente l'antichità dei noraghes da un ricordo rimasto presso l'autore dell'opuscolo attribuito volgarmente ad Aristotele ed intitolato De mirabilia auscultatione.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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