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      Morì nello stesso sovraddetto anno l'arcivescovo Machin, difensore animoso e dotto dei diritti della sua sede, e colla sua morte si attutò la controversia agitata coi predetti due arcivescovi e che si volea ancora agitare coll'arcivescovo di Pisa, del cui primato scriverò in altro luogo più acconcio. Rimase pertanto, dopo quelle non compiute decisioni, agli scrittori di partito il campo di nuovamente armeggiare; alle persone pie, il dispiacere di conoscere che le contenzioni siansi sempre aggirate meglio sui diritti che sui doveri del primate; allo storico, che la sola verità abbia nell'animo l'incarico di rapportare i puri fatti, onde satisfare, se fia possibile, al disinganno degli uomini passionati ed alla curiosità delle persone moderate e saggie, le quali rimirando con compassione, od almeno con indifferenza le gare municipali, una sola patria riconoscono nella Sardegna, la Sardegna intiera.
      [481] Atanasio, vescovo di Alessandria, Apologia de fuga sua e Epistola ad solitarium. L'istessa qualificazione si contiene in Teodoreto, Historia Ecclesiae, cit., lib. II, cap. 15. Dal leggersi in alcuni esemplari delle opere d'Atanagio che Lucifero fu vescovo metropolitano, non dell'isola, ma delle isole di Sardegna, sotto la quale denominazione nei tempi romani s'intendeva la pretura unita di Sardegna e di Corsica, dedusse qualche scrittore l'origine dell'opinione anche oggidì conservata della soggezione dei vescovi di quest'isola al primate sardo. Qualunque cosa si debba di ciò pensare, pare molto probabile che siasi, dopo l'imperio di Giustiniano, come osserva il Mattei (Sardinia sacra, cit., cap.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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