Eglino vi troveranno anche commendato l'erudito nostro nazionale canonico Nurra, il quale avea impreso allora a maggiormente illustrare la quistione, benché non abbia potuto condurre a perfezione il suo lavoro per la sopraggiunta sua morte in Firenze.
[509] Fra gli argomenti addotti dall'arcivescovo Machin per confermare l'opinione della santità di Lucifero, devo fare qui special menzione della medaglia coniata in di lui onore, la quale trovatasi nel tempo in cui scriveva il Machin, fu da lui riputata antichissima. Venivano in suo soccorso una scrittura del vescovo di Vaison Suares ed un parere del padre O. Quaranta napoletano [La vita di S. Genesio, notaro e martire, Roma, Tinassi, 1682] , il quale tanto trascorse nell'allontanare l'età di quella medaglia, da riferirla ai tempi di Ecuba e di Jolao, non si rammentando che l'eroe della medaglia non era allora nato. Il Papebroch (Memoriale circa Acta sanctorum, maggio, vol. 5, p. 218), più giudizioso del Quaranta e più pacato nel giudicare del Machin, opinò, per la ragione della perfetta forma delle lettere latine dell'inscrizione, non essere lontano dai suoi tempi il conio di quella medaglia. Il barone Vernazza infine rimosse ogni dubbiezza sull'età assai recente di quella medaglia, che egli suppose coniata, mentre era calda nel secolo XVII la contenzione sulla santità di Lucifero, da qualche divota persona a intendimento di fare anche per tale mezzo comparire la venerazione che i Cagliaresi professavano a quell'antico loro pastore.
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