Infatti il Fara cita le largizioni del suo Torchitorio al monistero cassinese fatte nel 1065; ed il Torchitorio col quale io incominciai la serie dei giudici cagliaritani, soscriveva nel 1066 la donazione per quei monaci accennata nella nota 685. N'è lecito il dubitare del regno di Torchitorio in Cagliari a fronte dell'espressione di quella carta rex Sardiniae de loco Call. Solo dalla narrazione del Fara, che a Torchitorio di Torres disse suggetta anche la provincia d'Arborea, si potrebbe trarre argomento per credere che Barisone (il cui nome dovrebbe in quel luogo esser inserito invece di quello di Torchitorio) possedendo due provincie, avesse con ciò acquistato maggior dritto al titolo di re di Sardegna datogli negli annali cassinesi. Ove poi malgrado della concordanza che da tal opinione deriva e della facilità che ne nasce per salvare al re Barisone la qualità di atavo, datagli nella carta più volte citata, si credesse da taluno troppo arrischiata questa mia noncuranza delle sarde cronache, rimarrebbe per ultimo appicco di conciliazione a dire che la predetta parola di atavo ha potuto essere adoperata non nel suo senso rigoroso, ma in quello generale di ascendente; in qual maniera può la serie dei giudici turritani accrescersi dei nomi di un altro Mariano e di Pietro Gunale, quale dal Fara fu notata. E parlo del solo Fara, perché il Vico, non avendo profittato dei lavori di quell'illustre nostro annalista, stranamente confuse l'ordine dei giudici di Torres, duplicando i nomi e scambiando i tempi, come facilmente apparirà a chiunque voglia confrontare l'una e l'altra scrittura.
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