28, dicesi confermata dal pontefice Callisto II mentre soggiornava in Benevento; quale soggiorno accadette appunto in quell'anno (vedi L. A. Muratori, Annali d'Italia, cit., all'anno 1123). Soggiunge inoltre la Cronaca che lo stesso pontefice ebbe a scrivere una lettera di commendazione a Gonnario ed alla sua moglie. Ora se nel principio del regno di Gonnario, cioè nel 1127, avea egli anni 17 circa, come sta scritto nella Cronaca sarda, nel 1123 era egli appena per giungere alla pubertà; e si conosce perciò, per mezzo delle relazioni cassinesi, che egli in età assai tenera era già donatore e marito; e che la donazione di Gonnario fu trattata nella casa di quello stesso Ebriando, nella quale avea egli avuto l'educazione e la moglie. Da quel capitolo 67 della Cronaca si raccolgono altre cospicue donazioni fatte al monistero di Monte Cassino da varii altri Sardi che seguirono l'esempio dei loro regoli, e sono questi: Forato di Gytil donò la chiesa di S. Nicolò in Solio e di S. Maria coi poderi annessi; Comita, che si chiama nobilissimo (del quale non posso affermare se sia lo stesso del giudice d'Arborea non ha guari nominato), la chiesa di S. Michele in Ferrucesi; Mariano de Zori la chiesa di S. Giorgio in Bonarcado; Muscinnionia la sua casa coi servi, ancelle e tutte le cose sue; Susanna la sua casa in Iscano, in Mulana, in Cortina, in Mirra, in Coghina, in Amendula con tutte le attinenze; Vera, figliuola di Gonnario de Thori, la sua casa in Coghina; Costantino de Carvia la chiesa di S. Pietro in Simbrano.
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