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      [829] La lettera di Onorio del 10 novembre 1218 è riportata nel detto C. Cocquelines, Bullarium romanum, al n. 27 degli atti di esso pontefice.
      [830] Risulta ciò manifestamente da una carta del 18 settembre 1220, indizione 7 (stile pisano, corrispondente all'anno volgare 1219), la copia della quale è serbata dal cav. Baille: eccone le parti principali: Marianus, Dei gratia, iudex turritanus, filius quondam iudicis Comitae bonae memoriae do, cedo, concedo, reddo, mando et restituo in perpetuum tibi domino Lamberto Vicecomiti, iudici calaritano et de Galluri, totam terram (qui non la nomina, ma poscia spiega che era la Gallura) cum omnibus iurisdictionibus et si quam cartam inde habeo tibi, vel nuncio tuo, reddam et dabo, et aliam bullatam Ubaldo, filio tuo et genero meo, Et promitto et convenio tibi quod si quis vel si qui liber vel liberi aut servi de suprascripta terra de Galluri, quam tibi rendo, non iuraverit, illos in terra mea nec in tota mea fortia non recipiam.
      [831] Dai codici sardi esaminati da G. F. Fara (De rebus Sardois, cit., lib. II, cap. Turritani iudices) apparisce che Mariano II, figliuolo di Comita II di Torres, avea impalmato Agnese, figliuola del marchese Guglielmo di Cagliari, dalla quale ebbe il figliuolo Barisone, suo successore nel regno, Benedetta, sposa del conte d'Ampurias, ed Adelasia, moglie di Ubaldo.
      [832] L'autore del Contague sardo dell'Archivio di Corte di Torino, manoscritto, più volte citato [E.Besta, cit.] narra che questo Barisone regnò tre anni e tre mesi, e fu quindi sepolto nella chiesa di S. Pantaleo di Sorso.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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