Consiste questo trattato in ciò che il comune di Pisa riceve come suoi cittadini i suddetti Mariano e Niccolò, mercé del consueto giuramento; e che dessi in compenso promettono ai cittadini pisani in Arborea l'affrancamento da tutti i dazi e la libera estrazione delle biade, colla sola cautela di guarentirne il trasporto a Pisa; come anche accordarono l'estrazione di qualunque specie di bestiame, esclusi i cavalli. Apparisce da tal carta che Guglielmo lasciò morendo un figliuolo Niccolò erede dei suoi stati, sotto la tutela di Mariano. E perciò è lecito il conghietturare che, mancato in età pupillare, o senza altri eredi più prossimi Niccolò, siagli succeduto nel giudicato il suo tutore; che si può anche credere sia stato suo consanguineo. Tuttavia non sarebbe strano il supporre eziandio che Niccolò od avesse già od abbia poscia assunto il nome di Mariano.
[886] G. Villani, Nova cronica, cit., lib. VII, cap. 83.
[887] G. Villani, Nova cronica, cit., lib. VII, cap. 83.
[888] Benvenuto da Imola, Commentum super Dantis, cit., al canto 8 del Purgatorio lo dice della famiglia degli Scotti; e tale opinione fu seguita dal Fara, il quale allo stesso casato opinò pure aver appartenuto Giovanni, o Chiano, predecessore di Ugolino. Io inclino a credere Ugolino al pari di Chiano della famiglia dei Visconti, sia perché a tale famiglia era stato dai Pisani conceduto il giudicato di Gallura, sia perché il Landino ed il Vellutello nei loro commentari sull'istesso canto così ne scrissero. E conforme alla loro opinione è quella pure dell'incerto cronichista pisano, Cronaca di Pisa, riportata da L. A. Muratori, Rerum italicarum scriptores, cit., tomo 24, colonna 649.
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