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      Nell'altra parte è effigiata una croce nel mezzo a due circoli concentrici, con due leggende parimenti concentriche dicenti l'una Facta in Villa Ecclesiae, e l'altra Pro communi pisano. Dell'età della moneta il dotto illustratore non istimò di dar giudizio. Se la leggenda di Federigo imperatore dovesse dinotarla, e non si potesse dire che il conio una volta adoperato abbia servito anche nei tempi posteriori, sarebbe agevole il riferire quella moneta ai tempi del primo o del secondo Federigo, che tanta parte ebbero nelle vicende pisane e sarde; e specialmente all'età del secondo, alla quale maggiormente converrebbe la perfezione di lavoro che si trova in quella moneta. Può arguirsene con maggior certezza che l'istituzione della zecca in Villa Iglesias sale per lo meno al secolo XIII. A quanto sovra si disse dei denari aquilini correnti nella Sardegna al tempo dei giudici, devesi anche aggiungere conservarsi nelle memorie contemporanee, e segnatamente nel codice di Eleonora d'Arborea, il ricordo della moneta di convenzione usata allora nell'isola, cioè della lira. La quale, per la corrispondenza della Sardegna maggiore coll'Italia che colla Francia, dovendosi credere ragguagliata più colla lira imperiale che colla francese, devesi anche riputare del valsente della più recente lira imperiale; cioè dei fiorini d'oro, molte volte mentovati nelle carte sarde di quel tempo. In tal modo la lira sarda di tal età avrebbe avuto un valore corrispondente con leggiero divario alle lire 6 1/2 dell'attuale moneta sarda.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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