E forse non aveano altro titolo almeno in apparenza le signorie dei Gherardeschi, dei Doria e dei Malespina nella Sardegna.
[925] Vedi fra gli altri la convenzione di Pietro, giudice cagliaritano, nel 1174 (vol.I, nota 772).
[926] Potrebbesi anche credere che frutto di qualche dritto demaniale sulle miniere fossero quei ricchi carichi d'argento che nelle storie genovesi vidimo più volte caduti in mano di quella repubblica. Ma siccome quei carichi poterono esser ancora il risultamento di un vantaggioso commercio cogli isolani, non oso trarre da quei fatti verun decisivo argomento in tale proposito.
[927] Vedi le carte di Torbeno d'Arborea nel vol.I, nota 724.
[928] Si vide già più volte che le navi trafficanti in Sardegna erano cariche specialmente di granaglie, carni e cacio. Erano anche i Pisani ed i Genovesi specialmente intenti a profittare in Sardegna de' cambi del denaro; chiarendosi ciò dalla sentenza profferita dai cardinali di S. Cecilia e di S. Maria in via lata per pontificia commissione, onde comporre le differenze fra le due repubbliche; nella quale sentenza (esistente fra le pergamene genovesi di questo regio archivio di corte colla data del 1175) espressamente si vieta a quei negozianti di continuare nell'isola quelle maniere di contratti usurarii che soliti erano di palliare col nome di donnicallie. E grande importanza certamente doveano porre in tali contrattazioni, se con quella parola, la quale nella latinità di quel tempo indicava i maggiori dritti della signoria (vedi C. D. Du Cange, Glossarium ad scriptores mediae et infima latinitatis, Lutetiae Parisiorum, Typis Martini, 1678, alle voci Donnecale e Dominicum), nobilitare voleano i cambi delle monete.
| |
Gherardeschi Doria Malespina Sardegna Vedi Pietro Potrebbesi Vedi Torbeno Arborea Sardegna Pisani Genovesi Sardegna S. Cecilia S. Maria Du Cange Glossarium Lutetiae Parisiorum Typis Martini Donnecale Dominicum
|