[1220] Sono meritevoli di osservazione molti dei decreti apposti dalla cancelleria spagnuola alle dimande dei nostri parlamenti; ed è degno d'esser notato l'artifizio con cui, sotto l'apparenza di benigne od insignificanti parole, si schivava, o si ponea da banda una richiesta increscevole. Alcuni di tali decreti mi fecero risovvenire di quel rescritto del celebre ministro di Napoli, marchese [Bernardo] Tanucci, menzionato da [Antonio] Genovesi, si faccia come si faceva quando si faceva bene .
[1221] Vedi in J. Dexart, Capitula, cit., nel proemio, l'approvazione di queste corti soscritta nel 28 aprile 1520. Questo è l'ultimo atto in cui trovisi inserito il giuramento del sovrano; il seguente dello stesso Carlo V, e gli altri di Filippo II e dei successori sono scritti con diverse forme.
[1222] J. Dexart, Capitula, cit., lib. I, tit. 2, cap. 7.
[1223] Vedi J. Dexart, Capitula, cit., lib. I, tit. 2, capp. 10, 12, 13, 14, 15. Nel penultimo capitolo la dimanda dello stamento fu presentata non nella forma consueta, ma colle formole d'una scrittura giudiziaria soscritta dall'avvocato dello stamento, don Stefano Manca. Coll'ultimo si ebbe una momentanea vittoria dai Sassaresi; ma la carta reale del 22 febbraio 1634, mentovata già alla nota 430, ristabilì per intiero le antiche consuetudini.
[1224] Vedi le carte reali del 2 maggio 1613, 17 ottobre 1616, 17 giugno 1617 e 20 marzo 1622, riportate da J. Dexart, Capitula, cit., nelle glosse del lib. I, tit. 2, capp. 7 e 10. Nell'ultima si rimprovera il viceré, conte d'Erill, perché nell'occorrenza in cui ricevette le condoglianze degli stamenti per la morte di Filippo III, avea permesso a don Francesco de Ledda, nobile sassarese, di presentarglisi come procuratore dei gentiluomini del capo settentrionale separatamente dallo stamento.
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