Oratio III habita in solemni studiorum instauratione (Taurini, ex typ. regiis, 1793). E tale è sempre il valore del nostro poeta nell'adoperare le più forbite dizioni, e talvolta ancora nell'accomodarle ad esprimere cose novelle (per le quali parrebbe di prima veduta non acconcia la lingua latina), che ben si conosce che quel suo scrivere di vena non così procedeva dall'aver egli fatto tesoro de' più scelti vocaboli della favella, come dall'averne ben addentro considerato l'indole e le arcane bellezze. Fu egli perciò a giusta ragione onorato dalla stima de' più chiari letterati d'Italia del suo tempo; e specialmente pregiato dall'ottimo giudice delle cose latine Angelo Fabroni, dal Roberti, dal Ferri, dal Zampieri e dal Vernazza. Queste sue lodi si diffonderebbero senza fallo maggiormente se si radunassero in una nuova edizione le cose migliori scritte da lui. E dico le migliori: perché fra tante sue poesie ch'egli dava stans pede in uno all'importunità della monaca novella, alla nascente vanità del novello laureato ed all'allegria de' novelli sposi, poche sono quelle nelle quali sopra alla purità della lingua siavi altra virtù da pregiare. Mentre dunque io bramo che tal opera si compia, bramo ancora che il raccoglitore delle sparse poesie del Carboni smentisca l'opinione di chi paragona gli ordinatori di tali raccolte ai mangiatori d'ostriche o di ciriegie; i quali cominciano dallo scegliere le più buone e poi finiscono per ingozzarle tutte.
[1829] Non fanno eccezione a ciò i quattro diplomi di nobiltà conceduti in questi anni in occasione di contratti fatti per alienazione di beni feudali: perché oltre alle speciali ragioni dipendenti dalla natura di quelle convenzioni, era annesso a quelle grazie l'obbligo di fondare nuove popolazioni.
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