Il bacio di Paolo le faceva sentire l'eco di quell'altro dato dalla cugina al cugino alla ferrovia; quel bacio, che era divenuto per lei l'incubo di tutte le ore, il sogno di tutte le notti.
Dopo una di queste scene solitarie, di questi duelli misteriosi fra un libro e una fanciulla, essa si adirava con sč stessa, giurava di non rilegger pių il Canto V dell'Inferno e per una settimana al pių, manteneva il giuramento... con grande stento perō, con immenso sagrifizio.
Quel libro, quelle pagine erano per lei un frutto proibito, che diveniva pių saporoso, pių desiderato, quanto pių lungo era il digiuno che ella si imponeva; e quando, vinta alfine, ripigliava il libro che pareva aprirsi da sč sempre allo stesso posto, vi si gettava, anima e corpo, guardandosi intorno, per assicurarsi che era proprio sola; sola col proprio peccato, colla propria passione, a cui si abbandonava coll'impeto di un amore infinito, colle lascivie di un vizio.
Ma per Emma non era solo l'Inferno di Dante, che fosse un libro galeotto. Lo erano tutti quanti, o per essere pių precisi, vi era in tutti una pagina galeotta; quella cercata, quella letta e riletta con crescente fascino, con insaziata curiositā.
In quella pagina galeotta vi era sempre un bacio o una carezza, un innamorato o uno sposo. Vicina o lontana era l'eco sempiterna del bacio della ferrovia.
I personaggi dei romanzi, delle commedie, dei drammi si facevan vivi e palpitanti agli occhi di lei, quando erano uomini e giovani e belli; ed essa li vestiva cogli occhi del desiderio e della simpatia.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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