Di giorno le tenevan compagnia gioconda nelle lunghe ore, che voleva solitarie, e di notte le popolavano di lieti fantasmi i sogni d'amore.
Era vergine, era pura come l'ignoranza; ignorava il sesso. Eppure aveva dieci, cento, mille amanti, che amava ad uno ad uno e poi raccolti tutti in un esercito, che metteva l'uno contro l'altro, l'uno accanto all'altro; facendone dei rivali o degli avversari. Era infida ora all'uno ed ora all'altro, e colla fantasia commetteva tradimenti e adulterii; santa e odalisca; pura come una vergine, libertina come un'eteria.
Nella nostra educazione mistica, ipocrita, tutta quanta fondata sulla tradizione teologica dell'uomo, abbiamo sempre fatto dell'ignoranza e dell'innocenza una stessa cosa; e pur troppo sono invece due cose molto diverse; avendo noi moltissime donne ignoranti, che non son punto innocenti, e parecchie innocenti senza ignoranza.
Emma era innocente e ignorante; non per colpa sua, ma per quella dei suoi genitori.
Il babbo lasciava fare queste cose alla mamma e giustamente; ma la mamma, che era tra quelle, che dell'ignoranza e dell'innocenza fanno due sinonimi, non aveva mai detto nulla alla figliuola sul gran mistero d'amore, sull'augusta e terribile funzione dei sessi. Aspettava per farlo, che Emma fosse divenuta una donna, e intanto essa lo era divenuta inconsciamente, e i solitarii martirii la tormentavano orribilmente, senza che la parola e la carezza materna l'aiutassero alla grande iniziazione.
Essa era divenuta donna nell'anima prima che nel corpo, e nessun segno esteriore aveva annunciato l'alba nuova.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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Emma
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