Questa sua insistenza dava negli occhi alla famiglia, e nessuno poteva darsene ragione, non avendo il menomo sospetto sulla presenza dello studentino di faccia. Un giorno a tavola il babbo ridendo ebbe a dirle:
- Ma vorresti forse studiar medicina? Bada che sei troppo vecchia per incominciare gli studii universitarii.
Quando Emma esciva a passeggio colla mamma o con qualche amica si fermava sempre davanti alle botteghe di strumenti chirurgici e li guardava con affettuosa curiosità, pensando che Enrico li avrebbe maneggiati e chi sa con quale perizia, salvando la vita a chi sa quanti infelici.
Nella vetrina dei librai cercava i volumi che trattavano di medicina, e benchè non ne capisse neppure il titolo, li guardava e li riguardava con affetto.
Erano anche quelli cose del suo Enrico e già sognava di vederli sul suo tavolo, quando sarebbero vissuti insieme e lei si sarebbe messa accanto a lui col lavoro fra le mani, mentre egli allo scrittoio stava studiando.
Sì, egli studiava, ma ad ogni tratto levava gli occhi dal suo libro e la guardava teneramente negli occhi e le sorrideva e poi e poi le dava un bacio; un bacio come quello famoso, che aveva veduto dare dal cugino alla cugina, là sullo sportello del vagone.
Oh perchè mai non si possono conservare per l'autunno dell'età adulta, per l'inverno della vecchiaia, tutti quei fiori, che ci sorridono sul capo, fra i piedi, che ci accarezzano il volto da ogni parte, quando attraversiamo la primavera della giovinezza?
Almeno di quelli che fioriscono nei giardini e nei campi i profumieri sanno distillarci essenze, che si chiudono in barattoli, e che di lontano ci richiamano il prato e il giardino; ma di quelli altri fiori, che si chiamano l'innocenza, l'amore, la spensieratezza, che sorridono e imbalsamano l'aria, chi ci serba l'essenza?
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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Emma Enrico Enrico
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