Il primo aveva 26 anni ed era l'ingegnere Rinaldini, più uomo di scienza che ingegnere; il secondo era il marchese di Acquafredda, di 60 anni e tre o quattro volte milionario.
L'ingegnere Rinaldini era destinato a grandi cose, ma nessuno se n'accorgeva, perchè era troppo timido e troppo modesto.
Timido per temperamento e perchè della società umana non conosceva che la casa della mamma e la scuola; modesto, perchè aveva studiato molto e sapeva moltissimo; ma il suo ideale era così lontano e così in alto da parergli impossibile raggiungerlo anche con una vita di ottant'anni.
Appena laureato con grandissimo onore aveva subito ottenuto un posto di ingegnere tecnico nella R. Marina, ed era incaricato dello studio delle materie esplosive.
Aveva l'ingegno inventivo e fin dai primi mesi aveva scoperto cose nuove e intraveduto tutta una rivoluzione nel congegno delle torpedini e dei siluri. Non si era affrettato però a vantarsi, nè a pubblicare i suoi risultati.
Era timido, era modesto; ma soprattutto non era impaziente. L'impazienza è dei deboli.
Ora in congedo da Spezia, dove aveva il suo ufficio, si trovava in vacanza a Firenze, dove la mamma lo aveva spinto a entrare in società.
Tu hai bisogno di riposarti (gli aveva detto) dei tuoi studii e devi conoscere il mondo, in cui devi vivere e che tu ignori affatto. Non sei solamente un ingegnere, ma un uomo.
E il Rinaldini aveva ubbidito, non direi a malincuore, perchè sentiva anch'egli il bisogno di vedere e conversare in un mondo per lui nuovissimo e sentiva una grande curiosità di trovarsi con persone d'altro sesso.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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