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      Era lei, che amava il lusso e non sapeva dirigere la casa: era lei, che li aveva rovinati.... L'amore fisico li riconciliava talvolta; ma le crudeli torture della miseria facevano durare ben poco il cielo sereno in quella casa, dove scene e lagrime si succedevano come il vento e la pioggia in un mese di marzo, che non finisse mai.
      Era una vita d'inferno quella che passava a Perugia la povera Maria, ed essa era venuta a Firenze per confortarsi coll'amica Emma e chieder consiglio ai genitori.
     
      Quando Maria ebbe finito, cominciò Emma e brevemente le espose il suo caso di coscienza.
      Maria non la lasciò neppur finire, perchè, con una strana violenza, le disse:
      - Emma, sposa subito il marchese di Acquafredda.
      - Ma io non lo amo, ma egli ha sessant'anni....
      - Che importa? Che importa? Ha dei milioni e ti farà felice. Avrai una carrozza, ville, bagnature.... viaggerai. Egli dovrà farsi perdonare troppe cose, per non esser teco il più cortese cavaliere di questo mondo e farà sempre quel che tu vorrai.... Per carità, segui il mio consiglio, sposa il Marchese.... E poi, e poi non ci pensi? Diventi, una marchesa anche tu; avrai sulle tue carrozze, sui tuoi fazzoletti, da per tutto una corona fiorita. Anche questo è bello!
      - Maria, tu fai la celia, tu ti ridi di me. Lo sposeresti tu, se fossi ancora ragazza?
      - Certamente, e subito, avesse anche settant'anni!
      - Maria, tu mi fai orrore. Non la pensavi così, quando nel collegio parlavamo del nostro avvenire nei fidati colloquii della notte....
      - Sì, mia cara, allora io aveva ancora molta poesia nel mio cuore, allora io credevo, che non si potesse e non si dovesse sposare che un uomo che si amasse.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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