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      In Inghilterra, in America nessuno porta le unghie annamite, nè alle mani, nè nell'anima.
      Figliuola mia, prima di dire il sì fatale e inesorabile, che lega la tua vita a quella di un uomo, guardagli le unghie.
     
      Il ricco fannullone mena una vita, ch'io non vorrei per un giorno solo, anche col compenso di centomila lire di rendita.
      Se è giovanotto, alle undici del mattino è sempre a letto e dorme ancora. Poveretto è andato a letto così tardi!
      Il cameriere ha l'ordine di svegliarlo a quell'ora e alle undici egli ha bussato timidamente alla porta della camera da letto:
      - Signor conte, sono le undici!
      Una voce sonnacchiosa e un po' indispettita risponde:
      - Sta bene, Carlo, ritorna fra mezz'ora.
      Alle undici e mezzo il giovane conte si è di nuovo addormentato e un secondo picchio all'uscio lo risveglia una seconda volta.
      - Sta bene, sta bene, mi alzo.
      Ma alle undici e tre quarti il cameriere non ha ancora udito il campanello, che deve chiamarlo a vestire il giovane patrizio.
      La colazione è già servita. La famiglia è tutta a tavola, ma il conte non si vede.
      Ha dovuto alzarsi di furia, vestirsi di furia, lavarsi male, e con un quarto d'ora di ritardo finalmente è seduto a tavola anche lui, salutato freddamente con un'aria di rimprovero generale.
      Egli però è abituato da un pezzo a quei muti rimproveri.
      Mangia con poco appetito, sbadiglia ancora fra un piatto e l'altro e non si risveglia del tutto, che dopo aver preso il caffè.
      Ciarla, fuma, scherza, e se non è troppo stanco, passa nella sala da bigliardo per fare una partita con uno dei suoi.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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