- Bisogna cercare di far venire le tre.
E le tre vengono lentamente, noiosamente.
Fa attaccare la carrozza e va in città a far qualche visita, per lo più a gente noiosa, o annoiata come lui; a meno che non sia a qualche donnetta allegra, che gli svuota le tasche e il cervello.
Intanto o bene o male son venute le cinque; ed egli va al club. Fino alle sette la noia è scongiurata, perchè egli parla coi suoi eguali dei pettegolezzi della città o giuoca alle carte.
Le sette son suonate: la carrozza lo attende alla porta del club, e in un quarto d'ora è a casa, dove si veste e va a tavola.
L'appetito non è buono, benchè egli abbia preso un fernet o un vermut. In ogni modo il pranzo è finito e da capo un altro caffè e altri sigari fanno venire ben presto l'ora del teatro o del ballo o della serata in casa del marchese B. o del duca C., quando egli non ritorni al club per giuocare fino al mattino, passando d'angoscia in angoscia, quando perde troppo; e dovrà il giorno dopo battere alla porta dell'usuraio per far dei debiti a babbo morto.
Molti e molti giovani passano la vita a questo modo o con poche varianti. Sanno però parlare il francese e l'inglese e hanno una vernice molto sottile di coltura letteraria e in società si fanno ammirare per la loro toeletta inappuntabile ed anche per un certo spirito.
E questi aborti della civiltà moderna osano prender moglie.
Dopo aver lasciato più che mezza la loro animuccia grama e il loro corpiciattolo nevrosico nelle sale da giuoco o nei boudoirs delle ballerine, aspirano al matrimonio, alla funzione massima di far felice una donna e di mettere al mondo degli uomini.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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