Tu però, figliuola mia, non ti vergognerai di sposare un negoziante, se ne troverai uno, che abbia cuore e ingegno e che non si vergogni di vendere e di comprare, arricchendo sè e il proprio paese.
Tu, almeno in questo, non sarai arcade!
Il negoziante ama di solito la moglie e i figli, e pensando ad essi, rialza in più spirabil aere anche la sete del guadagno, che tenderebbe ad abbassarne il livello morale.
Quand'egli ritorna dal fondaco o dal banco contento dell'andamento dei suoi affari, al rivedere i suoi cari pensa con gioia, ch'egli ha lavorato per essi e che a lui dovranno la cresciuta agiatezza, fors'anche una grande fortuna.
Come si riposa sereno e sorridente lo sguardo di lui sul capo della dolce compagna, sulle testoline bionde che lo circondano; quando pensa che farà a tutti e presto una grata sorpresa, e che questa si dovrà al suo lavoro, alla sua attività, alla sua industriosa intelligenza.
Se invece un giorno ha trovato che le cose sue volgono alla peggio, se un fallimento improvviso ha dato una grave scossa al suo bilancio, egli trova, ritornando a casa, che il sorriso amoroso della moglie lo ricompensa di tutto; che le perdite di denaro sono ben poca cosa, quando siamo sicuri di essere amati e da questi confronti attinge lena e conforto per lottare contro l'avversità e ripigliare il perduto.
Senza tormentare il marito con un'inquisizione quotidiana e minuta, ispiragli confidenza in te e fa che ti tenga al corrente dei suoi affari.
Molte fortune si devono alla santa alleanza dell'ardimento dell'uomo coll'economia della donna, della larga comprensione degli affari collo studio minuto dei particolari.
| |
L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
|
|
|