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      IL MARITO ARTISTA.
     
      A meno che l'artista sia uomo di genio o abbia un cuore di angelo, non sposarlo mai.
      Se č mediocre, č lo spostato degli spostati. Colla testa in alto per cercar sempre un bello ideale, che gli sfugge, inciampa coi piedi nella miseria che avvilisce, nell'invidia che tortura l'anima, nella displicenza cronica, che corrode i germi della vita.
      L'artista mediocre accusa tutti fuor che sč stesso della sua impotenza. Ama il bello come gli eunuchi aman le donne e cerca la gloria per le vie di traverso dell'impressionismo, del pointillé, dove la gloria non ha mai messo il piede. Si lamenta come un genio incompreso, senz'esser genio, e divien cattivo come uno che fosse in una volta sola punto e perseguitato da tutte le mosche, da tutte le pulci, da tutte le zanzare, che brulicano in questo nostro mondo planetario.
      Ed egli porta in casa tutti questi parassiti che lo mordono, che lo pungono per ogni lato, e fa pungere da essi anche la moglie, anche gli amici e tutti quelli che lo circondano.
      Vive, lamentandosi ogni giorno e ogni ora dell'ingiustizia degli uomini, che non lo intendono, dei signori che non gli comprano gli aborti della sua tavolozza malata e dei suoi scalpelli spuntati. Maledice Rafaello e chiama barocco Michelangelo e si mette accanto a Galileo condannato dall'Inquisizione e a Colombo deriso dai monaci di Spagna. Se parla di altri artisti pių fortunati, li copre della bava avvelenata della sua invidia rappresa, dei suoi rancori isterici.
      Č un infelice cattivo, č un aborto che si permette di vivere e che concentra tutta la sua vita in un lamento e in una maledizione.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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