È questa una professione piena di pericoli per la felicità domestica.
Se sei gelosa, devi tremar sempre per la fedeltà del tuo compagno. Egli ha troppe occasioni a peccare e troppa impunità a delinquere. Tu devi stimarlo molto, moltissimo, devi essere più che sicura del suo amore per non essere in continua agitazione.
Di giorno, di notte, sempre, può lasciare il nido della sua casa, e non tutte le chiamate sono di infermi; ma ve n'ha di inferme, che non hanno di malato che il cuore.
Può anche lasciare la città dove abitate, chiamato da telegrammi, che non sono sempre veri.
Se sei molto delicata per certe cose, devi rassegnarti con dolore a racconti, che non parlan sempre di fiori.
Il tuo povero marito vive sempre tra le piaghe e i dolori; lascia il letto d'un agonizzante per medicare un cancro; può puzzare di iodorformio o di acido fenico, e tu involontariamente a tavola puoi pensare, che la mano che ti pela un frutto è la stessa, che un'ora innanzi ha razzolato nelle viscere d'un cadavere o ha operato un tumore.
Pensa prima a questi pericoli, se hai i sensi troppo suscettibili e la fantasia troppo fervida.
Non sposare mai un medico di poco ingegno e di poca coltura e che sarà costretto a viver sempre nel pantano della mediocrità. Egli rassomiglia molto all'artista incompreso ed è uno fra i più infelici operai della grande officina sociale.
Nell'arte medica non si sta benino che nei palchi di prima e seconda fila. La platea è una prigione, il lobbione una galera.
La guerra dei colleghi, l'ingratitudine e le esigenze dei malati, l'ambiente di dolori in cui dobbiamo vivere, fa della nostra arte la più difficile e la più spinosa e non può assorgere a più spirabil aere, che quando ci riscalda l'amore degli uomini e possiamo aspirare alla gloria.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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