E il consiglio, per quanto importante, per quanto grande, sta tutto chiuso in una sola linea:
- Meglio rimaner ragazza per tutta la vita che maritarsi male.
Invece ai nostri tempi, si crede e si fa precisamente il contrario.
Il rimaner ragazza è creduto una vergogna, e ci si marita mediocremente, se non si può bene; e male se non si può mediocremente.
- O un marito o la vergogna!
E naturalmente si sceglie il marito.
Lo sposo è brutto o antipatico, o malaticcio o stupido. A quarant'anni non ha saputo ancora farsi una posizione. Lo dicono donnaiuolo, giuocatore, fannullone. È vecchio e acciaccoso. I suoi parenti son disonorati.
Non importa! - Egli è un uomo e quindi un marito.
Piuttosto che la vergogna di morire ragazza, venga il brutto, il vecchio, il libertino, il fannullone!
Lungo il viaggio la soma si aggiusterà da sè.
Nulla di più sciocco, di più falso, di più immorale di questo dilemma, conseguenza alla sua volta di tutto un lungo passato di un'educazione falsa, di una falsa morale; frutto di una pianta venuta su nel terreno dei pregiudizii più rancidi, dell'ignoranza più crassa dell'umana dignità, dei suoi diritti e dei suoi doveri.
In Inghilterra, in America, un po' meno in Germania, in Russia, in Olanda molte signorine non prendono marito per libera elezione, e non perchè sian gobbe o guercie o zoppe.
Esse non hanno avuto la fortuna di trovare nei sentieri della vita l'uomo del loro cuore e son rimaste ragazze.
Non per questo sono infelici, ma bastano a sè stesse e dedicano la loro vita ad uno dei tanti scopi, ai quali possiamo dirigere la nostra navicella.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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