E tu dal canto tuo colla poesia della giovinezza accresci ancora di tuo la sua falsa bellezza; e senza saperlo vi ingannate a vicenda.
E poi quando al suo ti amo, rispondi a lui colla stessa sua parola, ti trovi legata colla solennità di una promessa, fors'anche di un giuramento.
L'amor proprio allora si associa all'amore, e non c'è lima che possa intaccare la catena che ti sei legata al tuo piede. Se ti accorgessi troppo tardi di esserti ingannata, lotteresti con tutte le tue forze contro la ragione, che vorrebbe illuminarti. Saresti capace non solo di chiuder gli occhi, ma anche di accecarti per non vedere la verità. Poveretta, saresti schiava per opera delle stesse tue mani.
Lascia dunque che il giovane ti dica cento volte: ti amo; prima che tu gli risponda colle stesse due parole, ch'egli con ardente impazienza aspetta dal tuo labbro.
Anzi fa di meglio: impediscigli col tuo contegno ch'egli dica quelle parole, e se nel calore dell'ammirazione le dicesse, non lasciargliele dire una seconda volta.
In ciò le donne sono maestre e tu potresti dar lezione a me.
Intanto se quel giovane ti piace, continua a studiarlo e confrontalo con altri; sia che ti guardino o no.
Il matrimonio deve essere una scelta e non si può scegliere senza far confronti.
Più il confronto si farà fra molti, fra moltissimi; e più probabilmente la scelta sarà ottima.
Non esser mai impaziente per deciderti. L'impazienza è sempre segno di debolezza.
Tu conosci il celebre generale romano, che vinse le guerre, aspettando, aspettando sempre.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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