Che cosa diresti, amor mio, se morto improvvisamente il macchinista di un treno in partenza, si chiamasse il primo venuto; fosse poi un facchino o un avvocato; un giornalista o un medico e gli si dicesse:
- Animo, montate in macchina e guidate il treno alla sua destinazione.
In questa somma incomincia a metter tu per conto tuo più che puoi di amore, di bontà, di indulgenza, di tenerezze, di accorgimenti delicati e di care divinazioni; e allora la cifra totale riuscirà una grossa somma, anche se il compagno tuo mettesse una piccola parte di quei tesori dell'anima, che sono poi gli elementi della felicità.
Scusami il paragone troppo grossolano e troppo aritmetico; supponi che la felicità sia rappresentata dal numero cento e a raggiunger questa cifra dovete concorrere in due.
Se tu incominci a metter di parte tua settanta o ottanta, al tuo compagno non rimarrà che a dare una quota di trenta o di venti, e la somma tornerà sempre.
Se puoi, dà novanta; sarà più facile trovare chi ti dia dieci.
Conosco matrimonii molto felici, nei quali la donna dà novantanove, e l'uomo non dà che uno. La buona moglie non rimprovera il socio troppo avaro. La somma torna sempre e la felicità è perfetta.
Guai a te, se tu pretendessi dal marito che desse non più, non meno di cinquanta. La tua esigenza lo offenderebbe e il suo tributo alle gioie domestiche scenderebbe subito a proporzioni minime.
Pur troppo la donna deve dar sempre più di quel che riceve.
Essa è destinata dalla natura al sagrifizio, alla generosità, e sopra ogni altare incensi e tributi e adorazioni son più di femmine che di uomini.
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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano 1894
pagine 127 |
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