L'abbondanza giustifica il furto. I miei compagni, le mie compagne raddoppiano il bottino, né la natura feconda appare spogliata dalla nostra rapina. Le nostre mani non possono trattenere la preda e ci diamo ad una guerra di fiori, gettando rose contro garofani, e inondando i capelli e le spalle delle signore di gelsomini e di viole. L'ebrezza del profumo ci inonda; ed io di quando in quando mi rivolgo indietro e guardo l'Oceano, e confondo il profumo dei fiori coll'acre sentore dell'onda marina.
Per lungo tratto la strada che ci conduce al Palheiro è ripida e non si può andare che di passo, ma appena si fa meno erta, ed io mi sento il bisogno di spronare il mio cavallo quasi volessi sprofondarmi in quella natura incantevole, in quel mar di delizie, mi accorgo che il mio arrieiro si è attaccato a due mani alla coda del mio cavallo e colle gambe pendenti si fa trascinare nella più buffa maniera del mondo. Mi metto a ridere, e alla signora che mi sta vicino faccio osservare che anche il suo cavallo si trascina dietro la strana appendice di un arrieiro. Si ride insieme, si ride fragorosamente, ma i due arrieiros, benché portino la loro carabuza, berretto di panno, azzurro di fuori, scarlatto di dentro, con un lungo codino ritto ritto; berretto così piccino, che copre appena l'estremo cocuzzolo del capo, vero solideo buffo che in paese caldissimo sembra il cappello più paradossale del mondo; ad onta di tutto questo, gli arrieiros stanno serii al loro posto d'onore e si fanno portare, sia ch'io vada al trotto o spinga il cavallo al galoppo.
| |
Oceano Palheiro
|