- Quest'uomo ha voluto ammazzarsi!
Erano dieci giorni che mio padre era a letto divorato da una febbre gagliarda, quando una sera mi mandò a chiamare. Era tarda l'ora ed io era già presso a coricarmi. Lo trovai solo; la lucerna era velata e nascosta. Mio padre era seduto sul letto, e appena mi appressai a lui, mi prese per mano e sentii che la sua era ardente e piena di sudore. Senza lasciare la mia, mi fece sedere sul letto, e mi disse:
- Emma, sai tu perché son morti tutti i tuoi fratelli, tutte le tue sorelle? Sai tu perché la nostra casa è stata per tanti anni un cimitero?... Perché io ho ucciso tutti i miei figliuoli.
E mio padre si asciugò il sudore dalla fronte così pallida che pareva di cera, e si passò la mano nei capelli.
- Sì, mia Emma, ho ucciso i tuoi fratelli; ho ucciso le tue sorelle ed ho condannato te ad una vita infelice.
- Babbo, mio caro babbo, tu deliri, - mormorai.
- No, io non deliro; io era ammalato, aveva nel sangue il germe della malattia che ora mi uccide, e l'ho trasmessa ai miei figliuoli e li ho uccisi. Io non aveva il diritto di diventar padre, e ho voluto avere una famiglia; io doveva subire solo la condanna della natura, e invece ho voluto avere dei figliuoli, e li ho avvelenati col mio sangue, li ho uccisi, capisci?...
E mio padre, preso da un accesso di tosse fortissima, dovette riposare e bere a più riprese per ripigliare il suo discorso.
- E tu, mia Emma, porti nel sangue lo stesso veleno: e gli sforzi dell'arte soltanto e una postuma pietà della Provvidenza soltanto ti hanno conservata, perché avessi a chiudere gli occhi al tuo povero padre, che senza di te sarebbe morto solo, solo coi suoi rimorsi e il peso di un pentimento che non ha a finire che nella fossa; ma tu, mia Emma, non puoi diventare sposa di altri; tu non hai a diventar madre.
| |
Emma Emma Provvidenza Emma
|