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      Me l'hai a giurare, mia Emma, qui su questa carta che ho scritto per te, e che leggerai quando io sarò morto. Tu hai a vivere colla zia Anna. Fa quel che vuoi: dedica la tua vita alle arti; ai viaggi, alla beneficenza, alla religione; tutto ti concedo, ma non esser moglie di alcun uomo, mai, mai. Me lo giuri, Emma... solo con questo tuo giuramento morrò tranquillo.
      Io piangeva e soffocava il pianto per non fare disperare mio padre; non capiva nulla di tutto questo; capiva solo che una mia parola avrebbe consolato mio padre moribondo; ma i singhiozzi e le lacrime non mi lasciavano parlare.
      - Ma giuralo, dunque, mia Emma, giuralo; io muoio; non posso aspettare.
      Mio padre ansava orribilmente.
      - Sì, lo giuro, mio babbo, lo giuro.
      - Giuralo per tua madre, per tuo padre.
      - Sì, babbo, giuro per te, per mia madre. Vivrò e morrò sola.
      Mio William, gli occhi di mio padre lampeggiarono allora di una gioia divina. Mi gettò le braccia al collo, mi coperse di baci ed io, accanto a lui, piangeva e piangeva e sentiva che le braccia e le mani si andavano raffreddando. Non ricordo più quello che avvenisse più tardi; questo solo ricordo che pochi momenti dopo mio padre era morto.
      William, intendi ora perché Emma non può essere tua? Intendi tu ora il mio dolore? Hai tu ancora il coraggio di maledirmi? William, leggi che cosa stava scritto sulle pagine lasciatemi da mio padre; leggi e vedi se alcuno in questo mondo possa dirsi più sventurata di me.
      Addio, William, vieni a vedermi, dopo aver giurato a te stesso, che non puoi essere, che non vuoi essere altro che mio amico, che mio fratello.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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