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      L'esame durò mezz'ora; credo che se fosse durato qualche minuto ancora, io ne sarei morta.
      Quel mio carnefice mi si piantò in faccia, poi per qualche minuto continuò una mimica crudele interrotta solo da monosillabi.
      Hum... Hum..., eh... Egli crollava il capo; poi stringeva le labbra e incarnava le sopracciglia, portandole il più vicino possibile ai capelli, e poi col pollice e l'indice con la mano sinistra si soffregava il mento nettissimo di barba, e percorrendo dieci o venti volte di seguito il breve spazio che la separava dalle foltissime basette che giungevano fino a due terzi precisi della faccia, riuniva con molta compunzione le due dita sotto il mento.
      - Ah, voi volete dunque andare a Madera per difendervi dal male che vi minaccia... Ma non sapete che fra gli abitanti di quell'isola vi sono gobbi, scrofolosi e tisici? A Madera potete confortarvi col contemplare un ospizio per i malati di petto che fu fondato dall'Imperatrice vedova di Don Pietro I. Quell'ospedale porta un nome che non è di lieto augurio.
      È il nome della Principessa Donna Maria Amelia, figlia dell'Imperatrice del Brasile. Vi era andata per guarire e vi è morta.
      Se volete recarvi in un paese dove non vi siano tisici non dovete andare al sud, ma al nord. Perché non andate in Islanda?
      In nessun luogo al mondo vi sono meno tisici che nei paesi inclusi nelle linee isotermiche da 50° a 20° F. A Pietroburgo e a Mosca con una temperatura media di 38° F.: nel Canadà, nei distretti nordici degli Stati Uniti; in Islanda e nelle isole Faroe, nelle parti più settentrionali di Norvegia, della Svezia e della Lapponia la tisi è molto rara.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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