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      Quando vi decidiate di andarvi, vi darò per iscritto i miei consigli, perché da voi sola abbiate a curarvi a Funchal... vi aggiungerò una lettera di raccomandazione per un distinto medico inglese, mio amico.
      Oh! a proposito, non andate sola a Madera. Voi non potreste guarire... Noi uomini siamo abbastanza egoisti, per bastare a noi stessi; l'acre amore della vita basta a tenerci compagnia, a tenerci luogo di tutto; ma voi altre, figlie d'Eva, quando siete sole morite di spleen anche sotto il cielo incantato di Funchal... Dio vi ha fatte per tener compagnia all'uomo; voi non potete mai godere della felicità se non accompagnate... -
      Il dottor Haug... col sorriso, col gesto diceva ancor più che colla parola, e quando potremo vederci, io a voce mi studierò di ripeterti tutto il nostro dialogo carissimo e soavissimo. Egli mi aveva ispirato col suo discorso tanta confidenza, che, in ultimo, osai consultarlo sulla parte più delicata del problema...
      Arrossendo più d'una volta, gli domandai se dopoché fossi guarita io avrei potuto senza scrupoli, senza paura, dar la mano di sposa e divenir madre, senza il pericolo di aver figli malati di petto...
      Il sorriso sparve improvvisamente, ma per un solo minuto secondo dal volto del dottor Haug... e vi ritornò subito dopo, ma più severo, né più mai poté riprendere quella cordiale giovialità che mi aveva tanto confortato fino a quel momento.
      Io che seguiva colla curiosità più tenace, colla simpatia più affettuosa ogni movimento di quell'uomo vidi la nuvoletta che aveva coperto per un istante il sole della sua letizia: mi accorsi subito che la mia domanda aveva risvegliato in lui tristi ricordi.


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147

   





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