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Non mi scoraggiai per tutto questo; tu lo sai, mia Emma, che le cose difficili mi son sempre piaciute. Voleva rompere le catene che mi legavano a un mondo di tristezza: voleva, se mi permetti di parlarti con una immagine orientale, voleva intorbidire le acque del mare col succo dell'euforbia, per potervi poi pescare nel fondo la gioia.
Chiamami pazzarello; ma in un quarto d'ora feci queste tre cose. Lessi dieci delle tue lettere più liete e più rosee, suonai sul pianoforte quattro waltzer di Strauss e scorsi un volume delle caricature di Cham e poi mi buttai sul mio tavolo da studio, afferrai la penna, come se fosse stata la spada della vittoria e mi misi a scrivere liete cose, per persuadermi che avevo vinto. Eccoti ciò che ho scritto:
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Come è ridente il cielo, come è bella la terra! Tutto ciò che è a me d'intorno mi rallegra e mi stende la mano amica; gli uomini sono tutti fratelli miei, io li amo tutti e tutti amano me; come è gioconda la vita, come è perfetto l'uomo!
Sì, l'uomo è perfetto e felice, sebbene talvolta io vedo il suo volto bagnato di lacrime, quel pianto è una procella fugace che lascia poi il cielo più ridente e sereno. Sì, la gioia abbattuta dall'uomo risorge dopo il pianto, ma sul volto che pianse, la lagrima ardente lasciò un solco che più non scompare; ma la lagrima che non è raccolta dalla mano o dal labbro di un'anima amica filtra lenta lenta nel cuore, e vi lascia un segno come goccia di piombo che cade sul legno.
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Emma Strauss Cham
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