Risposi io alla domanda fatta alla zia, e sentendomi diventar rossa rossa, dissi con accento molto lesto:
- Oh sì, certamente, William mi aspetterà.
Ho fatto molto male, caro William, a prometter tanto, a farmi mallevatrice di tanta pazienza? smentiscimi subito, se lo vuoi.
- Oh! a proposito -, m'interruppe ridendo forte il dottor Thom, - il signor William deve darvi la sua parola che non sarà mai a trovarvi a Madera, che vi lascerà sola col vostro egoismo (ne avete dell'egoismo?) tutta intenta a guarire. Alla fine, se volete guarire è per lui, è per lui solamente.
Io ti rifaccio a modo mio questo dialogo, ma sono sicura che aggiungo molte parole che noi non abbiam detto. S'era in tre: ma ci intendevamo a mezze parole, e i sorrisi e i segni entravano nei nostri discorsi più che le parole.
- Io vi manderò a Londra un libriccino manoscritto che porterete con voi a Madera: sarà il vostro medico. Vi darò anche una lettera per il mio amico, il dottor Sonthey, ma non la si presenterà che quando aveste la disgrazia di essere obbligata a stare a letto; e spero che ciò non avverrà mai in quell'aria di latte tiepido. E con chi andate a Madera?
- Con me -, rispose la zia Anna.
Avrei voluto che tu fossi presente a quella scena, mio William; avrei voluto che tu sentissi quanta bontà era nascosta nell'accento semplice, naturale, tenero con cui la zia Anna pronunciò quelle parole: con me. La bontà di mia zia è così profonda, così uniforme nella sua tenerezza, e così intimamente fusa colla sua natura, che i giorni e i mesi passano, senza che io abbia tempo o luogo a pensare ch'ella è buona; ma quando in un'occasione come è questa si getta lo scandaglio in quel suo carattere così infinitamente buono, si rimane sorpresi dinanzi a tanta serenità limpidissima.
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