I campi di Madera così piccoli e ridenti e tranquilli in mezzo a quella natura di neri giganti mi sembrano nidi d'usignuoli sospesi al cratere d'uno spento vulcano. Fra quelle masse rozze, ciclopiche di roccie, alza il capo più alto il Picco Castanho.
Il moto oscillante e lento dell'amàca mi cullava per modo che di quando in quando io sonnecchiava e allora sognava di essere imbalsamata in un'amàca del Perù, fra due palme ove due neri avvoltoi venivano a cantarmi l'inno funebre, appoggiati simmetricamente con una gamba sola sulle due corde della mia amàca. L'acre saliva mi scendeva intanto giù per la gola, e un colpo dure e secco di tosse veniva a svegliarmi improvvisamente, ed io, spaventata, cercava gli avvoltoi e non vedevo dinnanzi a me che la caramuza ridicola del mio arrieiro che mi scacciava d'improvviso i tristi pensieri. Era Arlecchino che veniva col suo bastone a scacciare dalla scena un direttore di pompe funebri.
Saltai lesta dall'amàca appena giunti a Machico, e mi sentii ben diversa da quando era partita da Funchal. Poche ore di moto, e un soffio d'aria diversa da quella che soglio respirare, mi cambian d'un tratto e mi sento un'altra donna.
Machico è un povero, è un poverissimo villaggio; ma sembra venirti incontro sorridendo e vorresti subito collocarvi un romanzo e un'elegia, e l'elegia ve la trovai senza bisogno d'inventarla. Dopo aver ammirata la spiaggia larga ed estesa e la piccola fortezza che sta sul mare e che chiamano desembarcadouro, andai alla chiesa, e là mi si narrò dal sagrestano questa semplice storia:
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