Egli parla con mia madre e con me, e par ch'egli non abbia voluto darmi l'ultimo addio, se non unendomi con Lei che tutto divide con me, e che abbia voluto così render più sacre per me le ultime sue parole. La lettera è del mese di giugno o di luglio al più tardi:
«Ho veduto con sommo dolore partire il mio Pagani. Mi rimane Calderari, che è un angelo. È veramente degno di miglior sorte e di... Le sue disgrazie, che egli soffre con animo veramente forte, mi stringono a lui più fortemente, e mi servono di un grande esempio. Oh Giulia, Giulia! non è così rara in Italia la virtù come tu pensi!
«E finisce con queste parole che mai non rileggiamo senza un fremito di dolore e di speranza: «Giulia, Alessandro, ci rivedremo certamente. Un giorno, superiori all'umano orgoglio, beati e puri ragioneremo sorridendo delle passate nostre debolezze. Addio.»
«Oh sì! ci rivedremo. Se questa speranza non raddolcisse il desiderio dei buoni e l'orrore della presenza dei perversi, che sarebbe la vita?
«Calderari, noi siamo afflitti di non poter essere con te. Tu sei degno d'aver degli amici, e in noi troveresti del cuore, quello di cui tu hai bisogno.»
V. Era fiera la lotta fra la ragione, che conservava Manzoni nel dubbio, e il sentimento messo a dura prova dagli affetti famigliari. Mentre si trovava in questa condizione d'animo, secondo narrano i suoi biografi sulla fede dell'Arrivabene e del Carcano, un bel giorno passando davanti alla chiesa di San Rocco in Parigi, udì suonar l'organo e vi entrò; e mentre suonavano, egli esclamò come sant'Agostino: «Oh Dio, se esisti, rivelati a me!
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