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      Non più eroi greci o romani; abbastanza si è cantato, scritto, dipinto, scolpito per essi: come si potrebbe celebrare per la millesima volta la magnanima virtù di Cincinnato o di Camillo, quando si ha davanti lo spettacolo comico degli ambiziosi che mutano carattere pei facili onori, e quello dei rinnovati Greci e Quiriti? Egli invece, senza pompa di mitologiche e sonore forme, canterà la plebe fin qui negletta, ed inizierà nella letteratura la distruzione di quel potere che finallora era stato usurpato dal principio aristocratico, inizierà la redenzione del popolo.
      V. Abbiamo udito il primo grido di emancipazione; Manzoni si ribella al convenzionalismo cominciando dall'essenza. Anche Monti avea tentato nuove vie dell'arte; ma il suo tentativo si spense vanamente, perchè si era limitato a una emancipazione di forma. Colla audacia del novatore, egli aveva combattuto le Accademie che inceppavano lo svolgimento letterario, aveva mostrato come i così detti classici fraintendevano il concetto della poesia colla servile, pecorile imitazione; ma siccome credeva che la poesia fosse l'arte che con elette parole scolpisce e colora, così la materializzava, e la riduceva a pura forma, a riproduzione della natura, rimanendo all'infuori di essa. Poeta «dell'orecchio e dell'imaginazione» come lo chiamò Leopardi, non scese mai nell'animo. Questo è il motivo per cui gli mancarono le forze di compiere la riforma cominciata; e nella sua vecchia età si fece sostenitore di tutte le esagerazioni dei classicisti.


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Del trionfo della libertà
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





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