» Poscia espose il principio che era allora del romanticismo, e che può essere anche il nostro e quello dei futuri: «Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso, mi sembra poter essere questo: che la poesia o la letteratura in genere, debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo. Debba per conseguenza scegliere gli argomenti pei quali la massa dei lettori ha, o avrà, a misura che diverrà più colta, una disposizione di curiosità o d'affezione, nata da rapporti reali, a preferenza degli argomenti pei quali una classe sola di lettori ha un'affezione, nata da abitudini scolastiche, e la moltitudine una riverenza non sentita nè ragionata, ma ricevuta ciecamente. E che in ogni argomento debba cercare di scoprire ed esprimere il vero storico e il vero morale, non solo come fine, ma come più ampia e perpetua sorgente del bello; giacchè nell'uno o nell'altro ordine di cose, il falso può ben dilettare, ma questo interesse è distrutto dalla cognizione del vero; è quindi temporario e accidentale. Il diletto mentale non è prodotto che dall'assentimento ad una idea; l'interesse della speranza di trovare in quella idea, contemplandola, altri punti d'assentimento e di riposo. Ora, quando un nuovo e vivo lume ci fa scoprire in quella idea il falso, e quindi l'impossibilità che la mente vi riposi e vi si compiaccia, il diletto e l'interesse spariscono. Ma il vero storico e il bene morale generano pure un diletto: e questo diletto è tanto più vivo e tanto più stabile quanto più la mente che lo gusta è avanzata nella cognizione del vero.
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