Questo diletto appunto dee la poesia e la letteratura proporsi di far nascere.»
Queste parole potrebbero essere scolpite nelle accademie letterarie senza tema di subir la sorte delle iscrizioni cortigiane che si sostituiscono ad ogni mutar di padrone, perchè qualunque sia la scuola dell'avvenire, se non vorrà recar seco il germe di morte, dovrà sempre seguire i tre canoni dal vero, dell'utile e del piacevole. Nessuno di questi deve mai disgiungersi dagli altri: perchè la verità che offendesse la virtù, non sarebbe utile, quella che offendesse il bello, non sarebbe piacevole. Il principio morale si confonde col principio letterario per dar vita all'arte nuova. Quest'arte non aspira, più a percuotere le dure industri porte dei potenti e dei ricchi, per chiedere la carità d'una lode o d'un obolo; ma scende in mezzo al popolo, deve trattare, come insegna Manzoni, gli argomenti che il popolo ama, e dei quali ha bisogno: è quindi nella sua essenza un'arte democratica, quale è richiesta dalle tendenze nostre, che sotto tutte le forme si manifestano. Ma non è la democrazia politica che muta secondo gli uomini, che discute sulla forma d'un governo o d'un partito: bensì è quella che non passerà mai, perchè è la democrazia sociale che predica la giustizia per tutti, la verità, l'eguaglianza, l'amore; concetti umanitari, che informano tutte le opere di Manzoni, e che volano oltre i confini angusti di una terra e di una nazione per esaltare in tutto il mondo la grandezza dei piccoli, per bandire la fratellanza universale.
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