DEL TRIONFO DELLA LIBERTÀ
DI
ALESSANDRO MANZONI
CANTO PRIMO
Coronata di rose e di violeScendea di Giano a rinserrar le porte
La bella Pace pel cammin del sole,(14)
E le spade stringea d'aspre ritorte,
E cancellava con l'orme divineI luridi vestigi de la morte;
E la canizie de le pigre brineScotean dal dorso, e de le verdi chiome
Si rivestian le valli e le colline;(15)
Quand'io fui tratto in parte, io non so come,(16)
Io non so con qual possa, o con quai piume,
Quasi sgravato da le terree some.
E mi ferì le luci un vivo lume,(17)
U' non poteva l'occhio essere inteso,
E vinto fu del mio veder l'acume.
Com'uom che da profondo sonno è preso,
Se una vivida luce lo percote,
Onde subitamente è l'occhio offeso,
Le confuse palpebre agita e scote,
Nè può serrarle, nè fissarle in lei,
Che sua virtute sostener non pote;
Così vinti cadevan gli occhi miei,
Ma il Ciel forze lor diè più che mortaliDa sostener la vista de gli Dei.
Non cred'io già che fosser questi fraliOcchi deboli e corti, o spesso infidi,
Cui non lice fissar cose immortali.
Forse fu, s'egli è ver che in noi s'annidiParte miglior che delle membra è donna;
Onde come io non so, so ben ch'io vidi.
Vidi una Dea: nulla era in Lei di donna,
Non era l'andar suo cosa mortale,
(18)
Nè mai fu tale che vestisse gonna.
Di portamento altera, e quanta e qualeSu gli astri incede quella al maggior Dio
Del talamo consorte e del natale.(19)
Nobile, umano, maestoso e pioEra lo sguardo e l'armonia celeste(20)
Comprenderla non può chi non l'udìo,(21)
Sovra l'uso mortal fulgida veste
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Giano Pace Ciel Dea Dio
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