Copre le sante immacolate membra,
E svela in parte le fattezze oneste.
Tessuta è in Paradiso, e un velo sembra;
Ma a tanto già non giunge uman lavoro;
Oh con quanto stupor me ne rimembra!
Siede su cocchio di finissim'oroUmilemente altera, ed il decenne(22)
Berretto il crine affrena, aureo decoro.
Stringe la manca la fatal bipenne,
E l'altra il brando scotitor de' troni,
Onde a cotanta altezza e poter venne
La gran madre de' Fabj e de' Scipioni;
Sotto cui vide i Regi incatenatiCurvar(23) l'alte cervici umili e proni.(24)
Pronte a' suoi cenni, stanle d'ambo i latiDue Dive, dal cui sdegno e dal cui riso
Pendon de l'universo incerti i fati.(25)
L'una è soave e mansueta in viso,
E stringe con la destra il santo ulivo,
E il mondo rasserena d'un sorriso.
E l'altra è la ministra di Gradivo(26)
Che si pasce di gemiti e d'affanni,
E tinge il lauro in sanguinoso rivo.
Due bandiere scotean de l'aure i vanni;
Su l'una scritto sta: Pace a le genti,
Su l'altra si leggea: Guerra ai tiranni,(27)
Tacean al lor passar l'ire de' venti,
Che, survolando intorno al sacro scritto,
Lo baciavano umili e reverenti,
Quinci è Colei, che del comun diritto(28)
Vindice, a l'ima plebe i grandi agguaglia,
Sol disugual per merto o per delitto,
E se vede che un capo in alto saglia,
E sdegni assoggettarsi a la sua libra,
Alza la scure adeguatrice, e taglia.
E con la destra alto sospende e libraL'intatta inesorabile bilancia,
Ove merto e virtù si pesa e libra,
Non del sangue il valor, ch'è lieve cianciaE tanto nocque alle cittadi, e nuoce;
E sal Lamagna, e 'l seppe Italia e Francia.
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