Che ferve e bolle e orrendamente fuma.
Fiero portento allor si vide: un vagoSpettro,(90) spinto da voglia empia ed infame,
Lieto aggirarsi intorno al tristo brago.
Avidamente pria fiutò il carname,
E rallegrossi, e poi con un sogghignoGuatò de' semivivi il bulicame.
Quindi il muso tuffò smilzo ed arcigno,
E il diguazzò per entro a la fiumana,
E il labbro si lambì gonfio e sanguigno.
Come rabido lupo si distana,
Se a le nari gli vien di sangue puzza,
E ringhia e arrota la digiuna scana,
E guata intorno sospicando, e aguzzaGli orecchi e ognor s'arretra in su i vestigi,
Così colei, che di sua salma appuzza
Le viscere cruente di Parigi,
Rigurgitando velenosa bava,
La barbara consorte di Luigi(91)
Venia gridando: "Insana ciurma e prava;
Che noi di crudi e di tiranni incolpe,
E al regno agogni, nata ad esser schiava,
Godi or tuoi dritti, e de le nostre colpeIl fio tu paga," e sì dicendo morse
Le membra e rosicchiò l'ossa e le polpe.(92)
Indi da l'atro desco il grifo torseGonfia di sangue già, ma non satolla,
Quando novo spettacolo si scorse.
Venia uno stuolo di Leviti, collaFaccia di rabbia e di furor bollente,
E inzuppata di sangue la cocolla.
Ciascun reca una coppa, e d'innocenteSangue l'empiero, e la posar su l'ara.
E lo vide e il soffrì l'Onnipossente!
E disser: "bevi" e fean quegli empi a gara.
Danzava intorno oscenamente Erinni,
E scoteva la cappa e la tïara.
E i profani s'udian rochi tintinni(93)
De' bronzi, e l'aria, con le negre penne,
Gl'infernali scotean diabolich'inni,
Bramata alfine ed aspettata venneA me la morte, ed il supremo sfogo
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Parigi Luigi Leviti Onnipossente Erinni
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