Gonfia di sangue la corrente e impuraPortò l'umil Sebeto, e de la cruda
Novella Tebe(98) flagellò le mura.
Tigre inumana di pietade ignuda,
Tu sopravvivi a' tuoi delitti? un Bruto
Dov'è? Chi il ferro a trucidarti snuda? -
Questi sensi io volgea per entro al mutoPensier, che tutto in quell'orror s'affisse,
Allor che venne al mio veder veduto
D'Insubria il Genio, che le luci fisseIn me tenendo, armoniosa e scorta
Voce disciolse, e scintillando disse:
Mortal, quello che udrai là giuso porta.
Deh! gli alti detti a la mal ferma e stancaMente richiama, o Musa, e mi sia scorta.
Tu la cadente poesia rinfranca,(99)
Tu la rivesti d'armonia beata,
E tu sostieni la virtù, che manca;
Tu l'ali al pensier presta, o Diva nataDi Mnemosine, e fa che dal mio plettro
Esca la voce ai colti orecchi grata,
E spargi i detti miei d'eterno elettro.
Già proseguiva: "Del real potereSei sciolta Insubria e infranto hai l'empio scettro.
Chè gli ubertosi colli, e le riviere,
Ove natura a sè medesma piace,
No, che non son per le Tedesche fiere.
Pace altra volta tu le dèsti, pace,(100)
O Tiranno, giurasti, e udir le gentiIl real giuro, e lo credean verace.
Ma di Tiranno fede i sacramentiFrange e calpesta, e la legge de' troni
Sono inganni, spergiuri e tradimenti.
Venne in fin dai settemplici trïoni,(101)
Da te chiamato o da le fredde rupiUn torrente di bruti e di ladroni.
Come in aperto ovile iberni lupi,
Tal su l'Insubria si gettar quegli empi,
Di sangue ghiotti, di rapine e strupi.(102)
Fino i sacri vestibuli di scempiMacchiaro e d'adulteri.
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