Oh quali etatiFur mai fecondo di siffatti esempi?
Ma non fur quegli insulti invendicati,
Nè il vizio trionfò: l'infame trescaFranse il ferro e 'l valor: gli addormentati
Spirti destarsi alfin, e la tedescaRabbia fu doma, e le fiaccò le corna
La virtù Cisalpina e la Francesca.(103)
Torna, arrogante, a questi lidi, torna;
Qui roco ancor di morte il telo romba,
Qui la tua morte appiattata soggiorna.
Qui il cavo suol de' sepolcri rimbombaDe la tua pube, che ancor par che gema;
Vieni in Italia e troverai la tomba.
Altra volta scendesti avido e scemaTi fu l'audacia temeraria e sciocca:
Rammenta i campi di Marengo, e trema.
Chè la fatal misura ancor trabocca;
Non affrettar de la vendetta il die,
Il dì che impazïente è su la cocca.
Pace avesti pur anco, e questa fieLa novissima volta; in l'alemanno
Confin le tigri tue frena e le arpie.(104)
Ma tu, misera Insubria, d'un tirannoScotesti il giogo, ma t'opprimon mille.(105)
Ahi che d'uno passasti in altro affanno!
Gentili masnadieri in le tue villeSuccedettero ai fieri, e a genti estrane
Son le tue voglie e le tue forze ancille.
Langue il popol per fame, e grida: pane;(106)
E in gozzoviglia stansi e in esultanzaLe Frini e i Duci, turba che di vane
Larve di fasto gonfia e di burbanza,
Spregia il volgo, onde nacque,(107) e a cui comanda,
A piena bocca sclamando: Eguaglianza;
Il volgo, che i delitti e la nefandaVita vedendo, le prime catene(108)
Sospira, e 'l suo tiranno al ciel domanda.
De l'inope e del ricco entro le veneSucchian l'adipe e 'l sangue, onde Parigi
Tanto s'ingrassa e le midolle ha piene.
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